CICATRICE: AUTOGRAFO DI DIO!

Le cicatrici raccontano la nostra storia, sono dei tatuaggi non richiesti che la vita ci ha donato per ricordarci che siamo passati da quella specifica strada. 

Ma, se per alcune cicatrici l’esito è positivo, e rimangono lì a sorriderci, per altre il percorso è molto più travagliato possono presentarsi addormentate, gonfie, dolorose, con aderenze o possono essere addirittura difficili da toccare e talvolta persino da guardare.

Una cicatrice è il risultato di una procedura chirurgica, o di un trauma, che non sono eventi innocui per il corpo. La cicatrice è il risultato di un’azione nel corpo o al di fuori di esso fatta per ripararlo, per garantirgli la sopravvivenza. È un atto importante che il corpo ricorda a diversi livelli: fisico, emotivo, energetico.

Trattare manualmente una cicatrice, permette di “riconciliarsi” con le proprie cicatrici ad ogni livello.

COSA SONO LE CICATRICI?

Come ha espresso in un suo brillante articolo Caterina Marzoli, una collega di Roma: “una cicatrice è un rammendo su un vestito!” 

E,  riprende ancora: “come tutti i rammendi può riuscire bene, così così o male.  

Se il rammendo non è perfetto, può tirare il tessuto in vari punti e in vari modi, il risultato è che il vestito non ti cade più bene come prima.  

Ma non solo, un rammendo ben riuscito sul “dritto” del vestito, può presentarsi come un ammasso di fili disordinati… se lo guardi a “rovescio”. 

E’ questa forse la cosa più insidiosa delle cicatrici, l’esterno può sembrare in ordine, ma sotto non lo è!”

Nel dettaglio le cicatrici sono zone di tessuto fibroso, povero di vasi e privo di fibre elastiche, che si formano in sostituzione di una perdita di continuità della cute. Sono conseguenti ad un evento traumatico, ad una ferita chirurgica, ad un’ustione, ad una malattia della pelle: si formano cioè ogni qualvolta il trauma coinvolge i tessuti cutanei più profondi.

Il nostro organismo è in grado di riparare il danno da perdita di tessuto, ma non di riprodurre una cute con le stesse caratteristiche di quella originale, producendo per l’appunto un tessuto definito cicatriziale.

Se questi processi riparativi poi vengono alterati la cicatrice può orientare i processi di guarigione verso un ambiente non fisiologico, determinando la presenza di una cicatrice ipertrofica, o di un cheloide.

La cicatrice ipertrofica si manifesta a poche settimane dall’evento traumatico si presenta in rilievo al piano della cute, rosso-violacea spesso dolente, ma resta entro i suoi limiti iniziali e non  si accresce nel tempo. 

I cheloidi, ben più gravi e difficili da trattare, si presentano dopo alcuni mesi dall’evento scatenante, sono in rilievo rispetto al piano cutaneo, di colore violaceo o carneo e spesso generano prurito o dolore. Si distinguono dalle cicatrici ipertrofiche per la loro costante tendenza ad accrescersi progressivamente nel tempo, diventando talvolta talmente estesi da determinare un deficit funzionale oltre che estetico. Un’altra tipologia di cicatrice complicata sono le cicatrici depresse, che si affossano rispetto al piano della pelle.

PERCHÈ LE CICATRICI POSSONO DARE SINTOMI ANCHE MOLTO LONTANI DA LORO STESSE?

La cute è un organo, e come qualsiasi altro sistema, possiede diverse funzioni e collegamenti con il sistema nervoso centrale e periferico, diventando un tessuto vitale e compartecipe dell’adattamento generale del corpo umano nella sua globalità.

Ogni componente e ogni cellula del corpo umano produce sostanze per ricevere informazioni e a propria volta rispondere, in maniera autocrina (modificando se stessa) e paracrina (modificando le cellule che la circondano), influenzando di conseguenza organi e strutture apparentemente distanti tra loro.

La cute risponde a questa legge, diventando così fonte di sintomi non necessariamente della pelle stessa, se la sua integrità risulta alterata e i suoi processi di guarigione disturbati.

Un’altra struttura complessa che si trova sotto lo strato del derma (strato più profondo della pelle) è la cosiddetta fascia. 

Essa è uno strato di tessuto connettivo che ricopre tutto il corpo dal capo ai piedi in continuità avvolgendo organi e muscoli. Possiamo immaginare la fascia come una “pellicina” di tessuto che ricopre differenti compartimenti, ma ben adeso a essi, come un velcro al di sotto della cute. 

Una interruzione dei tessuti, come quella che può provocare una cicatrice, può coinvolgere sia la parte cutanea che quella fasciale sottostante e dare sintomi molto vari fra loro.

Queste disfunzioni possono manifestarsi anche in distretti lontani dalla cicatrice stessaquando coinvolgono i muscoli, le fasce o i nervi.

Ad esempio una problematica fasciale ad un livello, esempio un piede, potrebbe portare squilibri alla zona lombare per i collegamenti anatomici.

Un taglio cesareo può, ad esempio, causare problemi alla schiena o dolore alla spalla, una cicatrice sul piede può causare problemi all’anca.

Fra le cicatrici più dolorose e facilmente infiammabili nonchè le più dure per posizione troviamo le cicatrici sulla pianta del piede, in particolare quando presenti nelle zone d’appoggio, o nei punti di flessione delle dita, o in corrispondenza di pieghe della pelle (come l’incavo del gomito) rendendo difficile la guarigione, poiché le ferite tendono a riaprirsi e l’infiammazione ciclicamente ricompare. Anche fattori come il clima il freddo e la carenza di vitamine nel sangue possono accentuare la tendenza della pelle a sfaldarsi e aprirsi.

Oltre agli effetti fisici, le cicatrici possono anche lasciare tracce a livello mentale ed emotivo e generare traumi.

Per tutte queste ragioni una cicatrice, e a maggior ragione una cicatrice con aderenze o ipertrofica o un cheloide, può arrecare problemi anche impensabili, che non vanno sottovalutati.

CICATRICI ED ENERGIA, C’È UN NESSO?

Secondo la teoria dei meridiani energetici, le cicatrici possono causare un ostacolo anche al libero scorrimento dell’energia vitale (Qi) sui meridiani. Ciò porta ad un accumulo di energia da un solo lato della cicatrice, che si manifesta con un aumento di tensione del tessuto connettivo da quel lato e un vuoto di energia dal lato opposto ovvero una tensione connettivale troppo debole.

Quando si verifica un’ostruzione c’è, da un lato, una stasi del flusso di energia e dolori lancinanti e, dall’altra parte, come un vuoto e una sensazione di intorpidimento. I sintomi possono anche essere percepiti in un luogo molto diverso da quello in cui si è verificata la cicatrice. 

Se consideriamo che ci sono flussi energetici nel corpo, veicolati dai meridiani per la MTC (Medicina Tradizionale Cinese), nel caso di cicatrici, alcuni flussi sono stati tagliati ed è necessario ripristinarne il collegamento e riequilibrarli.

Le conseguenze a lungo termine come la sensibilità al cambiamento climatico, intorpidimento, perdita di sensibilità o sensazione di fastidio durante lo stress fisico o emotivo possono essere risolte.

LE CICATRICI SONO SEMPRE DA TRATTARE?

No, non necessariamente. Dipende.

Ha senso trattarle se e quando risultano irritative,ovvero quando si innesca un’infiammazione. Le cicatrici sono spesso associate ad aderenze tra i vari piani dei tessuti. Le aderenze perseverano focolai di infiammazione dovuti all’impedimento meccanico, per il ridotto scorrimento dei tessuti fra di loro e alla conseguente riduzione della circolazione sanguigna in quel distretto. 

Per tradurre il concetto in un’immagine, una cicatrice, quando presenta aderenze, appare come se ci fossero delle mollette sui nostri vestiti che pinzano tra loro sia gli abiti che la biancheria sottostante: immaginando di doverci muovere, ci troveremmo dei tiranti che limitano i nostri movimenti. Allo stesso tempo queste “mollette” potrebbero invece pinzare tra loro dei piani di scivolamento dove sia particolarmente significativo lo scorrimento di fluidi corporei (linfa, liquido sieroso peritoneale, ecc..) o dove siano alloggiati dei vasi: in tal modo, oltre al movimento, la cicatrice potrebbe influenzare anche la circolazione sanguigna. Inoltre se nel tessuto cicatriziale rimangono intrappolati dei recettori (le sentinelle del sistema nervoso) questi possono mandare continui segnali di “qualcosa che non va” al cervello e stimolare contrazioni permanenti di gruppi muscolari.

La grandezza della cicatrice non conta. Può essere piccola e irritante o grande e innocua.

PERCHÈ SI FORMA UN’ADERENZA?

Per una serie di fattori, alcuni imponderabili, tra cui la nostra personale capacità di cicatrizzare, la zona del corpo in cui si crea la cicatrice, l’abilità del chirurgo e dalla tecnica con cui esegue la sutura. 

QUANDO SI DECIDE SE TRATTARE UNA CICATRICE?

Si effettuano dei rapidi test indolore, in cui si valuta se la cicatrice sta perturbando il sistema corpo. Se i test risultano positivi (non è detto che tutte le cicatrici siano perturbanti) si passa al trattamento. 

Le cicatrici che “tirano”, prudono o fanno male, sono probabilmente buone candidate. 

LA MIA CICATRICE È DI VECCHIA DATA, SI PUÒ FARE QUALCOSA?

Sì, certamente. Puoi prenderti cura di una cicatrice in qualsiasi momento. Spesso esiste un collegamento tra uno specifico dolore e vecchie cicatrici che non sono state affrontate. Può essere dolore nella parte bassa della schiena, ma anche ai fianchi, alle ginocchia, all’addome, alla cattiva digestione, nella mancanza di libido. Se soffri di disturbi ricorrenti che non trovano mai soluzione con altri approcci,  per esempio se i dolori alla cervicale sono diventati cronici dopo un intervento di tiroide, se ci sono difficoltà digestive e/o mal di schiena dopo un intervento addominale, come ad esempio un cesareo, vale la pena chiedere un consulto.

Una vecchia cicatrice non trattata richiede più tempo per avere effetti sul corpo rispetto a una cicatrice recente, ma proprio in questo risiede l’importanza del trattamento. L’età non ha alcun ruolo nelle cicatrici, il corpo non dimentica. A volte i pazienti soffrono di dolore che non riescono a legare alla cicatrice, e poi si scopre che, ad esempio, un dolore correlato all’anca destra era dovuto a una cicatrice di 15 anni su una punta nel piede sinistro.

IL TRATTAMENTO FA MALE?

Il trattamento può bruciare, tirare o “pungere” perché il tessuto si rilassa e deve riorganizzarsi di nuovo. Ogni corpo reagisce in modo diverso al trattamento, dipende dalla persona. Il lavoro sulla cicatrice può essere percepito come doloroso perché si risveglia l’area al tatto.

CASA FARE CON UNA CICATRICE FRESCA?

Se hai appena subito un intervento chirurgico, è importante riposare e seguire le istruzioni del medico. La cicatrice va trattata il prima possibile. Dopo l’intervento, si aspettano circa 8 settimane affinché la cicatrice sia completamente guarita per iniziare il trattamento.

COME SI TRATTANO LE CICATRICI?

Le adesioni e le aderenze tra i piani muscolari, cutanei e fasciali, possono creare quindi  dei disturbi che richiedono di essere trattati con manipolazioni, massaggio profondo e osteopatia viscerale.

Difficilmente nella vita del paziente e di ciascuno di noi è possibile ritrovare una cute che sia esente da eventi cicatriziali: diventa fondamentale saper manipolare la discontinuità cutanea, e capirne le intrinseche connessioni con il sistema corporeo.

Si testa la cicatrice nella sua mobilità. “Sottolineando” delicatamente la cicatrice, il tessuto cicatriziale risponde in profondità. Trattiamo poi strato dopo strato fino a quando il tessuto si sente morbido e privo di tensione. Il paziente sente se qualcosa sta accadendo. La reazione fisica non ha bisogno di accadere precisamente nella posizione della cicatrice, può essere percepita in un punto completamente diverso nel corpo.

Lo scopo del trattamento è quello di riportare un po’ di ordine nei tessuti sottostanti, cercando di scollare e riordinare le fibre e migliorare la sensibilità cutanea, prevenendo contrazioni muscolari croniche e conseguenti alterazioni posturali.

SPESSO DIETRO UNA CICATRICE C’È MOLTO DI PIÙ…

Offro assistenza affinché la persona si riprenda a livello della sua cicatrice esterna ma è necessario un approccio integrato perché la persona “guarisca” internamente le sue emozioni, le sue paure legate all’anestesia, all’ospedale, alla sorpresa, al disagio che segue le operazioni. 

Nel caso di una cicatrice da cesareo, ad esempio, si tratta di permettere alla madre di rilassarsi oltre le sue paure, di rilassare le sue tensioni in relazione all’operazione (collo, spalle, bacino), per accogliere le emozioni legate al parto cesareo (frustrazione, senso di colpa, rabbia, stanchezza, tristezza, mancanza di riconoscimento …). Questo è molto importante, libera il corpo e le  consente di accogliere meglio questa nascita. 

In un recente lavoro i colleghi E. Zanier e B.  Bordoni hanno sottolineato l’importanza di affrontare il trattamento delle cicatrici tramite un approccio integrato che coinvolga varie forme di trattamento: dalla terapia manipolativa osteopatica, alla naturopatia, alle discipline psicologiche e comportamentali, alla medicina ayurvedica, sino alla classica fisioterapia.

Anche macchinari quali la laser terapia e la magnetoterapia o il bendaggio elastico con kinesiology tape possono essere strumenti molto validi.

BIBLIOGRAFIA

1. Cainelli T., Giannetti A., Rebora A. “Manuale di Dermatologia Medica e Chirurgica”, IV edizione, McGraw-Hill, Milano, 2008.

2. Bordoni B. Zanier E. “L’approccio manuale alle cicatrici: un sistema da trattare.” 2015 Edi-Ermes

3. C. Rugarli  “Medicina interna Sistematica” 2005 MASSON

4. J.F.M Piëtt, J.J. Sachs, I.M.A. Saschs- Piët  “Massaggio Connettivale” 2003 Edi Ermes

5. Zanier E Bordoni B “A multidisciplinary approach to scars: a narrative review.” J Multidiscip Healthc. 2015 12;8:359-63.